“E’ quello che voleva Vittorio De Seta: mi diceva che doveva essere un volume utile per la formazione, che contribuisse alla crescita degli studenti”. La rivelazione di Antioco Floris, autore del volume sul film "Banditi a Orgosolo", alla Mediateca del Mediterraneo per la presentazione del testo – con dibattito - con il plauso di Gianni Filippini (L’Unione Sarda): “Una grande capacità scientifica, uno stile chiaro e divulgativo che non perde in precisione”. VIDEO e GALLERIA FOTOGRAFICA
23 May 2019
La presentazione del libro alla MEM: Sergio Naitza, Antonello Zanda, Gianni Filippini, Michelina Masia e Antioco Floris

Pubblico delle grandi occasioni alla Mediateca del Mediterraneo: solo posti in piedi per assistere alla presentazione del volume che ricostruisce anche con materiali inediti il film girato in Barbagia all'inizio degli anni '60

Sergio Nuvoli

Cagliari, 23 maggio 2019 - Vittorio De Seta voleva che fosse un libro utile per gli studenti, necessario per la loro formazione: voleva che io usassi i materiali che mi dava per far crescere gli studenti. È un libro che spiega come si lavora per realizzare un film”. E’ la rivelazione che Antioco Floris, docente alla Facoltà di Studi umanistici e responsabile del CELCAM, ha regalato alla numerosa platea che ha affollato la sala conferenze della Mediateca del Mediterraneo per ascoltare la presentazione del volume, appena edito da Rubbettino, sul film “Banditi a Orgosolo”. Si tratta di un libro a cui il docente ha lavorato fino a pochi mesi prima della morte del regista, che ha potuto così vederne con lui la genesi e discuterne nei dettagli la costruzione.

Michelina Masia e Antioco Floris durante la presentazione
Michelina Masia e Antioco Floris durante la presentazione
VIDEOPITCH dell'inizio dell'intervento del professor Floris

Antioco Floris è docente di Cinema, fotografia e televisione alla Facoltà di Studi umanistici ed è responsabile del CELCAM, il Centro di Ricerca sui nuovi media che organizza laboratori didattici per gli studenti in collaborazione con numerosi registi

“Certamente è un lavoro che fa capire come si costruisce un film nel contesto di quel regista e in quel contesto storico in cui è nato – ha aggiunto Floris – Io cerco di ricostruire i suoi processi creativi e ragiono sul linguaggio usato per raccontare una storia, e sulla ricezione del prodotto da parte del pubblico”. L’autore del libro – nel corso della serata – ha anche aggiunto: “Mi stupisce che si cerchi ancora in questo film un valore documentario. Per me va molto oltre: ha sicuramente un livello letterario, in cui De Seta racconta una storia precisa, quella del pastore, e un livello simbolico, in cui c’è la vicenda drammatica di quell’uomo che finisce per subire colpe non sue”.

Antonello Zanda, Gianni Filippini e Michelina Masia
Antonello Zanda, Gianni Filippini e Michelina Masia

Il volume firmato da Antioco Floris ricostruisce nei dettagli la progettazione e la lavorazione del film di Vittorio De Seta, con il quale il docente di UniCa si è confrontato durante la scrittura dell'opera

I lavori sono stati coordinati da Antonello Zanda, direttore della Cineteca Sarda – Società umanitaria: “E’ un libro necessario - ha detto introducendo la serata - perché al suo interno ha alcune parti molto importanti, essenziali per chi conosce il film. Spiega il metodo di lavoro di Vittorio De Seta e la genesi del lungometraggio, e contiene numerosi documenti inediti e immagini del set. Merita tutta la nostra attenzione e merita davvero di essere letto”.

Sergio Naitza e Antonello Zanda
Sergio Naitza e Antonello Zanda

Gianni Filippini (L'Unione Sarda): "Il libro è realizzato con grande capacità scientifica: è certamente un testo di altissimo spessore, al quale Floris non è nuovo. Ha uno stile chiaro e divulgativo"

Il volume di Floris ha incassato l’apprezzamento anche di Gianni Filippini, già direttore editoriale de “L’Unione Sarda”: “Quando uscì il film di Vittorio De Seta – ha ricordato – io ero responsabile delle pagine culturali del quotidiano: quel periodo storico rimarrà per sempre una stagione irripetibile. Il libro è realizzato con grande capacità scientifica: è certamente un testo di altissimo spessore, al quale Floris non è nuovo. Ha uno stile chiaro e divulgativo, che non perde precisione tra le pagine: si dedica alla vicenda di un film, già di per sé ricchissima, ma alla quale l’autore sa aggiungere anche un apparato di note di una ricchezza straordinaria. Disegna un panorama culturale e sociale di grande sollecitazione: la sua scrittura si identifica con la competenza di uno che conosce bene le cose di cui scrive, riportate con la capacità di un ricercatore davvero ammirabile”.

Gianni Filippini durante il suo intervento
Gianni Filippini durante il suo intervento

Sergio Naitza, giornalista e critico: "La parte più preziosa del libro sono gli appunti autografi dell’autore, che si è avvicinato in punta di piedi a un mondo che non conosceva, e ha voluto mettersi al suo servizio"

“Benvenuto questo libro che colma un vuoto sul film di De Seta – ha aggiunto Sergio Naitza, giornalista e per tanti anni critico cinematografico sulle pagine de “L'Unione Sarda” - Certo, si era già scritto su questo regista e sulla sua opera, ma il libro di Antioco Floris presenta nuovi materiali molto preziosi che fanno riflettere su questo meraviglioso lavoro cinematograico. La parte più preziosa del libro sono secondo me gli appunti autografi dell’autore, che si è avvicinato in punta di piedi a un mondo che non conosceva, e ha voluto mettersi al suo servizio. Il film viene dopo, per De Seta viene prima l’uomo, la relazione umana, come dimostrano anche i suoi film precedenti”.

Sergio Naitza ha sottolineato l'importanza degli appunti del regista pubblicati nel volume di Antioco Floris
Sergio Naitza ha sottolineato l'importanza degli appunti del regista pubblicati nel volume di Antioco Floris

Michelina Masia, docente alla Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche: "Antioco Floris ci permette di confrontarci con il mito e con la realtà, e ci stupisce permettendoci di capire cosa è oggi la visione del Supramonte"

"Antioco Floris riesce a ricostruire le emozioni suscitate dal film, dal ‘62 ad oggi – ha dettagliato Michelina Masia, docente alla Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche – E sicuramente ci permette di confrontarci con il mito e con la realtà. L’autore ci stupisce davvero regalandoci anche cosa è oggi la visione del Supramonte. Si tratta di un film estremamente importante: le scelte di De Seta ricostruite da Floris fanno certamente riflettere. Mi riferisco in particolare agli spunti sulla vendetta o sulle modalità di contratto tra pastori e padroni o sul giuramento, per esempio, riletti attraverso la visione critica dell’autore del libro”.

Il pubblico durante la presentazione del volume
Il pubblico durante la presentazione del volume

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